Dal libro l'”Idiota” di Dostoevskij:
«È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza? Signori miei,» gridò egli improvvisamente, rivolgendosi a tutti, «il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza! Ed io, invece, affermo che ha di questi pensieri frivoli perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato, me ne sono convinto definitivamente non appena lo vidi entrare qui or ora. Non arrossite, principe, altrimenti mi farete pietà.
Quale bellezza salverà il mondo? Me lo comunicò Kolja… Siete un cristiano fervente voi? Kolja dice che voi stesso vi attribuite il titolo di cristiano». Il principe, che lo osservava attentamente, non rispose.
Dostoevskij è un autore che sa di essere alle prese con il mistero dell’uomo: a questa domanda però “il principe” nel romanzo non risponde.
Noi, che il mistero dell’uomo lo abbiamo semplicemente rimosso, non vediamo la complessità e le domande che ad esso sono correlate; ma ricorriamo volentieri ad affermazioni inutili e banali: ci bastano risposte da “Baci Perugina”.
Che non ci sia risposta alla domanda di Ippolit potrebbe anche rimandare ad un altro dialogo: quello tra Pilato e Gesù Cristo, quando il primo gli chiede “Che cos’è la verità?”. Pure in quel caso la risposta non c’è.
Ma allora è vero che il mondo sarà salvato dalla bellezza?
La bontà del principe sembra portare alla luce la malattia di un mondo russo che l’Autore vede: guarda al male e al sopruso come a qualcosa di “pittoresco” o di inevitabile. Perché è così che va il mondo, e non ci si può fare nulla.
Se qualcuno arriva a proporre un’alternativa: è un idiota.
Dostoevskij non offre risposte, ma si limita “solo” a porre le giuste domande:
“La bellezza salverà il mondo?”. È probabile che questo NON accada perché se le persone capiscono fischi per fiaschi, l’esito sarà scontato nella maniera sbagliata.
Io credo che per Dostoevskij non sia grave la sconfitta della bellezza. Anche se cocente, non sarà mai definitiva: sa che in questo mondo, dominato da questa logica, è il suo destino: essere sconfitta, oppure non compresa.
Per questo diventa importante scriverne: ricordare che, qualunque cosa accada o accadrà, la bellezza resterà sempre al fianco degli uomini, finché essi vivranno.
Cosa significa allora ‘bellezza’?
‘Bellezza’ è il nome che si dà all’inequivocabile manifestarsi del bene.
‘Bellezza’ è un insieme di qualità che non hanno necessariamente a che fare con la forma armonica, perfetta e intatta.
‘Bellezza’ ha i tratti dell’irremovibilità con cui la bontà custodisce la propria perseverante giustizia -a costo di tutto-, anche di perdere la perfezione della forma.
‘Bellezza’ è il bello del bene: esso consiste nel fatto che se necessario perde anche la faccia, se questo serve a preservare l’integrità.
Si tratta perciò di una bellezza che talvolta non si cura di poter apparire anche brutta se questo resta segno della propria tenacia.
La bellezza -su cui il romanzo profetizza, tanto quanto ironizza- è quella che emana dall’aura tangibile dell’«uomo veramente buono» che attraversa i tumulti della storia con sovrana semplicità d’animo e inscalfibile bontà di cuore,
ritratto evangelico del mite che sfida il sorriso dei cinici e la scaltrezza dei prepotenti, nel guscio di un’innocenza dal destino sempre incerto. La bellezza di cui parla l’Autore è magnetismo irradiante di un profilo umano dai caratteri tipicamente simili alla persona di Cristo e del Cristo sofferente in particolare.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
(Isaia 53 passim)
Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34)
In verità io ti dico, oggi sarai con me in Paradiso (Lc 23,43)
Donna ecco tuo figlio!
Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?
Ho sete (Gv 19,28)
Tutto è compiuto (Gv 19,30)
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (Lc 23,46)
La sua croce, la sua offerta è il gesto di redenzione che il cristianesimo pone a fondamento della storia.
Preghiamo perché il mondo sappia custodire “una Bellezza” come questa.