Omelia di don Stefano nella Messa in Coena Domini – 28 marzo 2024

Nel libro: “L’uomo che piantava alberi”, il Protagonista, il sig. Bouffier (che, per passione, piantò ghiande per far crescere migliaia di alberi -foreste di abeti, faggi, lecci…) decise su che cosa scommettere nella vita: non sul successo, non sulla prevaricazione, non sul possedere… Egli trovò la perfezione e la bellezza seminando ghiande sulle montagne dell’antica regione delle Alpi al confine con la Provenza.

“Il pastore – così è scritto nel libro – era a trenta chilometri di distanza dal primo centro abitato, e continuava pacificamente il proprio lavoro, ignorando la guerra del ’39 come aveva ignorato quella del ’14. A quell’epoca, infatti, Bouffier andava a piantare faggi a dodici chilometri da casa. Per evitare il viaggio di andata e ritorno, poiché aveva ormai settantacinque anni, stava considerando la possibilità di costruirsi una casupola di pietra sul luogo stesso dove piantava. Ciò che fece l’anno seguente”.

Anche oggi, nel giorno del Giovedì Santo (il giorno della cena con i Suoi discepoli, del dono dell’Eucarestia, della lavanda dei piedi, del tradimento e dell’umiliazione di Cristo e della rivelazione del Figlio dell’uomo che arriverà sulle nubi del cielo), Gesù ci insegna dove posare gli occhi, ci indica dove e in chi ricercare la perfezione.

Signore oggi ti chiediamo: “Dove sta la perfezione? Come possiamo capire ciò che è necessario?”

Due Artisti ci aiutano in questo percorso di ricerca.

Anzitutto Antoni Gaudì, architetto visionario e ideatore della Sagrada Familia, a Barcellona. Non era così infrequente trovarlo seduto sulle panchine delle Ramblas della città intento a guardare gli alberi. Egli così scrisse nei suoi appunti:

  • “Volete sapere dove ho trovato la mia ispirazione? In un albero: l’albero sostiene i grossi rami, questi i rami più piccoli, e i rametti sostengono le foglie. E ogni singola parte cresce armoniosa., magnifica, perfetta da quando l’Artista divino l’ha creata”.
  • “L’originalità consiste nel tornare alle origini; originale è ciò che con mezzi nuovi fa ritorno alla semplicità delle prime soluzioni!”.
  • “Il mio maestro è l’albero del giardino di fronte alla mia finestra!”

La perfezione risiede nella semplicità…

Poi Leonardo da Vinci. Nel suo affresco dell’annuncio del tradimento di Cristo, conservato al Cenacolo di Milano, l’Autore descrisse la scena imprigionando nel volto dei Discepoli i moti dell’anima di ciascuno. Essi non sono solo volti neutri; i loro occhi e nei loro movimenti catturano i moti dell’anima: carattere, pensieri, sentimenti, inclinazioni, progetti… Ciascuno è assolutamente perfetto in se stesso; è come se nell’affresco ci fosse solo lui: ogni personaggio esprime le proprie emozioni ed entra in dialogo con gli altri. La perfezione risiede nell’unicità…

“Dove sta dunque la perfezione? Come possiamo capire ciò che è necessario?”

La cura per ogni ghianda piantata, la semplicità che la natura racconta e l’unicità di ciascun Discepolo nel reagire alla profezia del tradimento, ci parlano della perfezione che vale agli occhi di Cristo.

La semplicità la ritroviamo nella vicenda di Giona: “Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «Spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?».

  • Perfezione non è sinonimo di inappuntabilità e impeccabilità. La perfezione che Cristo ama è legata alla semplicità e schiettezza di chi parla – come Giona – della propria storia, anche se questa racconta di una fuga da Dio per non ubbidire alla Sua Parola
  • Perfezione non è assumersi semplicemente e senza condizioni le proprie responsabilità anche quando il prezzo da pagare è altissimo

Della cura ce ne parla san Paolo nella seconda lettura quando scrive: “Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso”.

  • La perfezione che risiede nella cura è anzitutto riconoscere che nel cuore di Cristo non c’è un file cumulativo che contiene tutti, ma ogni volto è custodito singolarmente
  • Ed inoltre la perfezione che risiede nella cura sta nel voler condividere ciò che uno ha ricevuto, comunicando ciò che uno ha di più prezioso.

Dell’unicità, infine, ce ne parla Gesù stesso nel Vangelo: “Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto»”.

  • Lo sguardo che Gesù ha nei confronti di Giuda è unico non perché solo per lui carico di odio, mentre nei confronti degli altri Undici è solo pieno di commiserazione per l’ottusità. Lo sguardo di Gesù che ha nei confronti di Giuda è pieno di stupore e domanda per la scelta che il Discepolo ha fatto.
  • La parola che Gesù pronuncia nei confronti di Giuda è unica non perché ha davanti a sé l’unico colpevole. La parola di Gesù è unica perché è consapevole che Egli vince il male con il bene: è vero che “Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”; ma è ancora più vero che “dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea”.

Oggi, Giovedì Santo 2024, recuperiamo la perfezione del volto di Cristo e anche la perfezione del nostro volto. La perfezione di Cristo è il suo rimanere nella passione. La nostra perfezione è, invece, mostrare senza vergogna il nostro volto perché venga illuminato e trasfigurato dal Suo.