Via Crucis del Venerdì Santo – Diretta e sussidio – Venerdì Santo 2 aprile 2021, ore 17.00

via crucis diretta venerdì santo

Via Crucis

del Venerdì Santo

Venerdì Santo 2 aprile 2020, ore 17.00, trasmettiamo in diretta dalla chiesa del SS. Redentore la Via Crucis. In questa pagina trovi il video e i sussidi per seguire la celebrazione. Consulta il programma del Triduo Pasquale 2021 per tutti gli altri appuntamenti.



Letture per la Via Crucis del Venerdì Santo in diretta

Salmodia

Se il Signore non costruisce la casa,
invano si affaticano i costruttori.
Se il Signore non vigila sulla città,
invano veglia la sentinella.
Invano vi alzate di buon mattino
e tardi andate a riposare,
voi che mangiate un pane di fatica:
al suo prediletto egli lo darà nel sonno.
Gloria al Padre…

Prima stazione

«Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno»

Ti adoriamo Cristo e Ti benediciamo
Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Condannato a morte senza un regolare processo, si avvia, portando la croce, verso il Calvario. Durante la faticosa salita, egli è il buon Pastore che porta sulle sue spalle non tanto una croce di legno quanto l’umanità, ossia la pecorella smarrita che è venuto a cercare per riportarla nell’ovile del Padre sulle proprie spalle. Siamo dunque noi la sua vera croce. Il Calvario, luogo della più ingiusta esecuzione capitale, in forza di questo «più grande» amore, spinto fino all’estremo dono di sé, si trasforma nel monte del sacrificio redentore, nel monte dell’intercessione e del perdono. Colui che durante il processo «non aprì la sua bocca» e, spogliato delle sue vesti, si rivestì di sacro silenzio ora che è reso del tutto impotente ed è là sospeso tra cielo e terra, inchiodato e senza alcuna difesa, in una disfatta che sembra totale, ora egli parla. E la prima parola che udiamo da lui sulla croce è perdono, vale a dire «per-dono», dono al superlativo, dono di quell’amore che l’ha spinto lì: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». ‘Padre’, dice, ‘perdonali’. Che cosa si poteva aggiungere di dolcezza, di carità? Tuttavia egli aggiunse qualcosa. Gli sembrò poco pregare, volle anche scusare. ‘Padre, disse, perdona loro perché non sanno quello che fanno’. Sono grandi peccatori, ma poveri conoscitori. Perciò: ‘Padre, perdonali’. Crocifiggono, ma non sanno chi crocifiggono, perché ‘se l’avessero conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria’; perciò: ‘Padre, perdonali’.

Signore, ascolta: Padre, perdona!
fa che vediamo il tuo amore.

A te guardiamo, Redentore nostro,
da te speriamo, gioia di salvezza,
fa che troviamo grazia di perdono.

Seconda stazione

«Oggi con me sarai nel Paradiso»

Ti adoriamo Cristo e Ti benediciamo
Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Un «re da burla» che non si difende e che non è difeso da nessuno, nemmeno con una parola… È una condizione estremamente umiliante, ma è la vera via regale scelta da Cristo per sé e da lui proposta ai suoi discepoli: «Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore» ( Gv 12,26). E ancora: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» ( Mt 11,29). Soltanto la fede ci fa intuire che in tale stato di povertà e di umiliazione è nascosto un grande mistero di grazia, una realtà bella e desiderabile. Fu questa la fede del «buon ladrone» che, solo, riconobbe nel suo compagno di sventura un vero re, un re paziente, che pativa ingiustamente ingratitudine da parte di coloro – noi tutti – che egli
non si vergognava di chiamare fratelli. E per quella sua fede il ladro ebbe il coraggio, in mezzo alle parole irrisorie, di chiamarlo per nome, di riconoscerlo «salvatore» e di rivolgergli un’umile preghiera di supplica: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno», rubando così all’ultimo istante il passaporto per entrare nel più bello di tutti i regni e ricevere in eredità una ricchezza incalcolabile. Ebbe, infatti, la grazia di sentirsi dire: «Oggi con me sarai nel paradiso» ( Lc 23,43). Il ladrone entra con il Re nel regno della gloria! Così il Cristo esercita la sua regale autorità. Nell’umiltà del suo amore egli arriva all’estremo sacrificio per dare all’uomo la libertà, la salvezza, la vita nel suo regno glorioso. Egli non con stragi,
con violenza e terrore ha soggiogato i regni: sollevato sull’alto della croce, tutto ha tratto a sé
con forza d’amore.

Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
Lodate il Dio degli dei:
perché eterna è la sua misericordia.
Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia.
Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.

Terza stazione

«Donna, ecco tuo figlio! Ecco tua madre!»

Ti adoriamo Cristo e Ti benediciamo
Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Sulla vetta del Golgota verso sera spiccano soltanto tre persone, tre esili figure: Gesù, la Madre e
Giovanni. E si distinguono ormai soltanto alcune brevi parole: brevi ma intense, essenziali, cariche di
potenza creatrice, perché cariche d’amore: «Donna, ecco tuo figlio!… Ecco tua madre!». Nelle tenebre del Venerdì Santo una luce rifulge; in uno scenario di morte avviene un mirabile atto creativo. Maria rappresenta qui la nuova Eva dalla quale nasce la stirpe dei figli di Dio. Donna, ecco tuo figlio! Mentre sta presso la croce Maria è investita di una maternità spirituale e universale che la rende davvero grande più di ogni altra creatura. Diventa madre di tutta l’umanità, perché – come dice sant’Agostino – Gesù, in forza del suo amore, essendo unico presso il Padre non ha voluto rimanere solo. Ecco tua madre! Quale pegno
e quale responsabilità! Giovanni la prende con sé per riceverne le cure quale figlio, ma anche per averne cura come di una madre cui è dovuto immenso amore, profonda riverenza e devozione. Da questo momento Maria è la Madre della Chiesa; è la nostra Madre nella misura in cui noi instauriamo con Gesù una relazione vitale, prendendo parte al suo mistero di redenzione come membra del suo stesso corpo. La nostra vita ha quindi le sue radici nella croce di Gesù, nella stabilità di Maria, nella fedeltà di Giovanni. Siamo nati là, in quell’ora, dal cuore trafitto di Cristo e siamo stati affidati da lui al cuore della Madre. Così
siamo nati quali figli di Dio e siamo nati anche come Chiesa.

Signore, ascolta: Padre, perdona!
Fa che vediamo il tuo amore.

Ti confessiamo ogni nostra colpa,
riconosciamo ogni nostro errore
e ti preghiamo: dona il tuo perdono.

Quarta stazione

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

Ti adoriamo Cristo e Ti benediciamo
Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Gesù è ora totalmente spoglio di ogni divina e umana ricchezza; il Figlio di Dio, ridotto all’estrema povertà, grida tutta la sua desolazione di uomo Con forti grida e lacrime – dice la Lettera agli Ebrei– Gesù pregò colui che poteva liberarlo da morte. Il pianto di tutto il dolore delle generazioni umane passa attraverso il cuore di Cristo, sale dalla terra, penetra nei cieli e ferisce il cuore del Padre: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». «Dio non può averlo abbandonato – spiega sant’Agostino – perché lui stesso è Dio». Eppure il Cristo prova questo abbandono, vive questa estrema desolazione, cade in questo abisso dove le tenebre sono assolute. È un mistero. Il lamento di Cristo è l’inizio del Salmo 22, che, apertosi con tale lancinante grido di angoscia, si conclude poi – come la stessa Passione – con una consegna fiduciosa, con una parola piena di speranza: «E io vivrò per lui (per Dio), lo servirà la mia discendenza». Proprio quest’Uomo che muore avrà una lunga discendenza. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio si fece buio sulla terra… Questo è uno spazio di tempo nella giornata, in ogni giornata, che noi dovremmo sempre trascorrere sotto la croce, poiché quell’ora non si è chiusa, ma abbraccia tutta la nostra esistenza. Noi siamo ancora contemporanei all’agonia di Gesù, sempre presenti all’ora della sua suprema offerta.

Io so che grande è il Signore,
il nostro Dio sopra tutti gli dei.
Tutto ciò che vuole il Signore,
egli lo compie in cielo e sulla terra,
nei mari e in tutti gli abissi.

Quinta stazione

«Ho sete»

Ti adoriamo Cristo e Ti benediciamo
Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Gesù esprime con un soffio di voce un’umile domanda da mendicante, una domanda che tante volte affiora sulle labbra riarse: «Ho sete». Il gesto di chi, imbevuta una spugna di aceto, gliela porge è un segno di umana compassione. Ma la sete di Gesù non può trovare sollievo soltanto in questo, perché è una sete soprattutto spirituale che lo ha accompagnato lungo tutta la sua esistenza terrena. È sete di amore. Già all’inizio della sua missione pubblica, sedutosi, affaticato, presso il pozzo di Sicar, aveva chiesto alla donna samaritana: «Dammi da bere!»; e l’aveva poi lui stesso dissetata rivelandosi come Colui che doveva venire a salvarci. Di che cosa, infatti, ha sete Gesù se non di noi, della nostra salvezza, della nostra fede, del nostro amore? La beata Teresa di Calcutta commentava queste ultime parole di Gesù, dicendo: «Ho sete: queste parole di Gesù non riguardano solo il passato, ma sono vive qui e ora, dette a noi… Finché non comprendiamo nel profondo del nostro essere che Gesù ha sete di noi, non potremo cominciare a conoscere quello che egli vuole essere per noi, e ciò che egli vuole che noi siamo per lui». La sete di Gesù è dunque una sete divina; ma è pure un bisogno della sua umanità che si mette nella nostra situazione di desolata povertà, di estrema debolezza per condividerla. Scopriamo questa «sete» di Gesù anche prima, nell’orto del Getsemani, quando, quasi come bambino impaurito, egli si rivolge ai tre discepoli prescelti con parole di toccante umanità: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate» (Mc 14,34); sente il bisogno di non essere lasciato solo. Ed è sempre nel Getsemani che, rivolgendosi al Padre, dice ancora: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» (Mt 26,39). La sete di Gesù è sete di compiere la volontà del Padre, è desiderio della nostra salvezza… Egli ci ama e ha sete dell’amore di ognuno di noi, perché ciascuno di noi conta per lui più di tutto il mondo.

Signore, ascolta: Padre, perdona!
Fa che vediamo il tuo amore.

O buon Pastore, tu che dai la vita,
parola eterna, roccia che non muta,
perdona ancora con pietà infinita.

Sesta stazione

«Tutto è compiuto!»

Ti adoriamo Cristo e Ti benediciamo
Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Tutto è compiuto. Tutto è avvenuto secondo le profezie, tutto è avvenuto secondo il disegno del Padre. L’ora dell’offerta iniziata con la nascita di Gesù a Betlemme si compie sul Calvario: là era nato nella estrema povertà, qui muore nell’estrema spogliazione e umiliazione. È la scelta di Dio, è la scelta dell’Amore che, volendo ricuperare i miseri, si fa Misericordia, si abbassa, si svuota di se stesso per riversarsi in noi come sorgente di vita. Tutto è compiuto: è questo «l’istante immobile»; il tempo si ferma, l’ora batte sul cuore di Gesù e si riparte da zero. È l’ora zero della storia, l’ora in cui comincia il Giorno nuovo, il tempo nuovo, tempo della salvezza e della grazia. Tutto il dolore della Passione sembra ora acquietarsi, come la terra che, dopo aver accolto il seme nel solco, attende nella pace che esso germogli. È l’ora del «grande silenzio». A quest’ora della Passione di Gesù si può riferire quanto diceva il poeta Claudel: il dolore è come una mandorla amara che si getta sul ciglio della strada; ripassando per la medesima via, vi troviamo un mandorlo in fiore.

Cristo Agnello, Mistero d’amore:
ti loderemo ora e sempre, nell’eternità.
Tu per l’uomo soffristi la morte:
ti loderemo ora e sempre, nell’eternità.
Tu all’uomo donasti la vita:
ti loderemo ora e sempre, nell’eternità.
Anche noi siamo in te nel mistero:
ti loderemo ora e sempre, nell’eternità.
Siamo entrati con te nella morte:
ti loderemo ora e sempre, nell’eternità.
Risorgiamo con te nella vita:
ti loderemo ora e sempre, nell’eternità.

Settima stazione

«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito»

Ti adoriamo Cristo e Ti benediciamo
Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

La Passione di Gesù non si conclude con un «perché» rivolto a un Dio sentito lontano, assente, ma con un atto di abbandono filiale: «Nelle tue mani consegno il mio spirito». Gesù si riconsegna alle mani del Padre, a cui aveva sempre obbedito, la cui volontà era stata tutto il suo desiderio, la sua unica gioia. Dalla Croce, il Giusto, che si è caricato di tutte le nostre sofferenze perché ha preso su di sé tutte le nostre colpe, ci insegna a sperare contro ogni speranza, a sentire che le mani di Dio sono più forti di qualsiasi mano potente degli uomini, più forti di ogni tentazione che possa sopraggiungere e abbattersi su di noi. Perciò anche quando la prova è dura, terribile e angosciosa, noi dobbiamo gridare: nelle tue mani, Signore, sono al sicuro. Mentre il velo del tempio dell’antica Legge si squarcia, che cosa avviene in noi? Se viviamo davvero il mistero della Croce, si può finalmente squarciare il nostro vecchio mondo, il nostro vecchio uomo, il velo della nostra sufficienza; si può spaccare la roccia del nostro cuore per lasciar scaturire da essa una sorgente d’acqua viva. Presi da santo timore, allora gridiamo con il centurione: «Costui è veramente il Figlio di Dio!»; poi, insieme con le pie donne, continuiamo a sostare presso la croce e presso il sepolcro, sicuri che Gesù, caduto nel silenzio della morte, non è perduto per noi, perché l’Amore è il più forte e ha vinto.

Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre.

Dov’è lui voglio esserci anch’io…

Il regno di Dio è simile a un tesoro nascosto in un campo. Un uomo lo trova, lo nasconde di nuovo, poi, pieno di gioia corre a vendere tutto quello che ha e compera quel campo. Il regno di Dio è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose. Quando ha trovato una perla di grande valore, egli va, vende tutto quel che ha e compera quella perla.

Gesù è immagine del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura;
poiché per mezzo di lui
sono state create tutte le cose.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui.
Egli è anche il capo del corpo,
cioè della Chiesa;
il primogenito di coloro che risuscitano
dai morti per ottenere il primato
su tutte le cose. Perché piacque a Dio
di fare abitare in lui ogni pienezza
e per mezzo di lui riconciliare
a sé tutte le cose, rappacificando
con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra
e quelle nei cieli.

O Dio, che nella risurrezione di Cristo ci restituisci alla vita eterna, concedi al popolo da te redento fede salda e speranza incrollabile e donaci di attendere senza dubitare il compimento delle tue promesse. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PADRE NOSTRO

In te la nostra gloria, o Croce del Signore,
per te salvezza e vita nel sangue redentor.
La Croce di Cristo è nostra gloria,
salvezza e risurrezione.