Nota del Vicario generale che sottolinea il significato e il ruolo di questi organismi e presenta le varie tappe del calendario fino alle elezioni, in programma domenica 20 ottobre. In allegato la documentazione illustrativa.
Domenica 20 ottobre 2019 saremo chiamati a rinnovare i membri dei Consigli Pastorali e degli Affari Economici delle nostre Comunità Pastorali e Parrocchiali.
Il Consiglio Pastorale “ha un duplice fondamentale significato: da una parte, rappresenta l’immagine della fraternità e della comunione dell’intera comunità di cui è espressione in tutte le sue componenti, dell’altra, costituisce lo strumento della decisione comune pastorale“.
Che cosa è affidato ai Consigli Pastorali?
Ai Consigli Pastorali è affidata
- la cura che la comunità dei discepoli del Signore viva del rapporto con il Signore. Che sia una comunità che nasce dall’Eucaristia, che ascolta la Parola e che vive un clima di preghiera fedele e fiduciosa, nella persuasione che senza il Signore non possiamo fare nulla.
- Inoltre, la cura che la comunità dei discepoli del Signore sia il contesto in cui ciascuno riconosce che la sua vita è una grazia, una vocazione, una missione. In particolare che l’Oratorio e la pastorale giovanile siano scuola di preghiera e percorso vocazionale accompagnati con sapienza e autorevolezza da adulti che si pensano come Comunità educante.
- Infine, la cura che la comunità dei discepoli del Signore sia presente, nel contesto in cui vive, come il sale della terra, la luce del mondo, il lievito che fa fermentare tutta la pasta. Con la creatività che la carità, la cultura, le feste e il buon vicinato ne siano segni semplici e luminosi.
La formazione alla comunione, collaborazione e corresponsabilità
Previa a ogni costituzione o rinnovo dei consigli, ma anche contemporanea alla vita della comunità e al suo esprimersi attraverso i consigli, è un’opera di formazione a cui il Sinodo impegna la Chiesa ambrosiana nel suo complesso e nelle sue articolazioni, opera che viene descritta nella cost. 134, § 2. Tra le indicazioni offerte si può ricordare la necessità dell’educazione «a una rinnovata presa di coscienza che la comunione è innanzitutto un dono di Dio, da richiedere continuamente nella preghiera, e che essa cresce attraverso l’ascolto della Parola e la celebrazione del mistero cristiano nella liturgia» (lett. a); l’opportunità di «una formazione di base all’esercizio della corresponsabilità, anche attraverso le scuole per operatori pastorali» (lett. c); l’impegno di ogni comunità a fare in modo che «i temi relativi alla comunione ecclesiale, alla partecipazione attiva dei fedeli e al “consigliare” nella Chiesa siano fatti conoscere a tutti i parrocchiani mediante apposite iniziative (ad esempio, in occasione del rinnovo del consiglio pastorale o di significativi anniversari della parrocchia) e vengano periodicamente ripresi nella predicazione, nella catechesi e sull’eventuale informatore parrocchiale» (lett. d); la specifica attenzione all’educazione dei giovani «alla generosa assunzione di responsabilità» (lett. e). Queste attenzioni al tema della formazione risultano essere peraltro essenziali allo sviluppo delle comunità pastorali, che per la loro stessa sussistenza abbisognano della significativa presenza di una molteplicità di figure ministeriali, adeguatamente preparate.
La formazione alla comunione, collaborazione e corresponsabilità
È facilmente intuibile che non ha senso un impegno serio e profondo nel dar vita e nel mantenere ecclesialmente efficienti i consigli, soprattutto quello pastorale, se non si è convinti della centralità della parrocchia e del ruolo della comunità pastorale. Il Sinodo 47° ha voluto ribadire che per la Chiesa ambrosiana la parrocchia è «la forma privilegiata della sua presenza», «la forma principale di presenza della missione della Chiesa per la vita della gente» (cost. 135, § 2) e ne ha dato la motivazione riconoscendola come autentica «figura di Chiesa» (cost. 136). Il Sinodo si è poi impegnato a offrire le linee per il rinnovamento pastorale della parrocchia, «indicate in tre direzioni complementari: I. la parrocchia luogo della pastorale ordinaria; II. la parrocchia luogo della corresponsabilità pastorale; III. la parrocchia luogo della dinamica missionaria» (cost. 136, § 3). Tali direzioni costituiscono le articolazioni del capitolo sulla parrocchia e offrono ai consigli parrocchiali le motivazioni profonde del loro esistere e, insieme, le linee dell’azione pastorale di cui essi devono essere protagonisti. La realtà della comunità pastorale si pone in continuità con questa scelta per la parrocchia, come una «forma di “unità pastorale” tra più parrocchie affidate a una cura pastorale unitaria e chiamate a vivere un cammino condiviso e coordinato di autentica comunione, attraverso la realizzazione di un concreto, preciso e forte progetto pastorale missionario» (Omelia del giovedì santo 2006). La comunità pastorale assume pertanto il criterio, privilegiato dalle scelte pastorali della Chiesa in Italia, di una riorganizzazione delle relazioni tra parrocchie secondo «una logica prevalentemente “integrativa” e non “aggregativa”: se non ci sono ragioni per agire altrimenti, più che sopprimere parrocchie limitrofe accorpandole in una più ampia, si cerca di mettere le parrocchie “in rete” in uno slancio di pastorale d’insieme. Non viene ignorata la comunità locale, ma si invita ad abitare in modo diverso il territorio, tenendo conto dei mutamenti in atto, della maggiore facilità degli spostamenti, come pure delle domande diversificate rivolte oggi alla Chiesa» (CEI, II volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 11). La prospettiva missionaria pone l’esigenza di sviluppare a livello parrocchiale e in particolare a livello di comunità pastorale un’attenzione alla crescita spirituale della comunità cristiana nel suo insieme, maturando la capacità di porre in essere una cura pastorale che si prefigga di raggiungere tutti i fedeli, anche quanti vivono in speciali condizioni di vita. In alcuni casi, tuttavia, comunità o gruppi particolari di fedeli potranno richiedere una cura pastorale specifica, che richieda la presenza nell’ambito della parrocchia di una cappellania dedicata a questo scopo: è il caso delle cappellanie ospedaliere (cost. 254) o universitarie, ma anche delle cappellanie per carcerati, operatori e viaggiatori aeroportuali, personale della polizia di stato o fedeli che si trovano in altre specifiche situazioni di vita. Un ambito del tutto particolare e oggi di significativo rilievo è infine quello della cura pastorale dei fedeli di lingua straniera, per i quali sono previste particolari e apposite strutture pastorali, identiche o almeno assimilabili alla realtà della parrocchia stessa. La parrocchia e la comunità pastorale dovranno pertanto favorire un rapporto proficuo di collaborazione con le diverse cappellanie, da un lato favorendo l’integrazione di tutti i fedeli nel contesto dell’unica comunità cristiana, dall’altro rispettando e favorendo la realizzazione di quelle iniziative che risultano necessarie per consentire a tutti di vivere la propria esperienza di fede.
(Direttorio per i Consigli parrocchiali e di Comunità pastorali 2019)