New Year’s Day U2. War. Dublin 1983

Il 10 gennaio del 1983 gli U2 pubblicavano ‘New Year’s Day’, singolo che anticipava l’uscita del loro terzo album “War”. Una vera e propria dichiarazione di intenti, quella della band irlandese, che con ‘New Year’s Day’ lasciavano intendere le tematiche che avrebbero abitato il disco, il primo album degli U2 a mostrare davvero l’aspetto sociopolitico.

All is quiet on New Year’s Day
A world in white gets underway
I want to be with you Be with you,
night and day
Nothing changes on New Year’s Day
On New Year’s Day
I will be with you again
Under a blood red sky
A crowd has gathered in black and white
Arms entwined, the chosen few
The newspapers says, says
Say it’s true, it’s true
And we can break through
Though torn in two
We can be one
I, I will begin again
Ah, maybe the time is right
Oh, maybe tonight
I will be with you again
And so we’re told this is the golden age
And gold is the reason for the wars
we wage
Though I want to be with you, be with you
Night and day
Nothing changes On New Year’s Day

Tutto è tranquillo a Capodanno.
Un mondo in bianco si mette in moto.
Io voglio essere con te
giorno e notte.
Nulla cambia a Capodanno.
A Capodanno.
Io… sarò di nuovo con te.
Sotto un cielo rosso sangue
Una folla si è radunata in bianco e nero
A braccia conserte, i pochi eletti
Il giornale dice, dice
Dice che è vero, è vero …
E noi possiamo fare breccia
Anche se rotti in due
Noi possiamo essere tutt’uno.
Io… io ricomincerò
Oh, forse è il momento giusto.
Oh, forse questa notte.
Io sarò di nuovo con te.
E così ci hanno detto che questa è l’età dell’oro
E l’oro è la ragione delle guerre
che facciamo
Comunque io voglio stare con te
Stare con te notte e giorno
Nulla cambia A Capodanno

Per la band irlandese in quegli anni ’80 c’era tanto da raccontare. Bono Vox era innamorato e turbato, perché mentre scriveva sul foglio parole piene di speranza e passione per la moglie Ali Hewson, intorno a sé sentiva una tensione globale sempre crescente intorno alla questione polacca dei primi anni ’80. Erano gli anni di Lech Walesa, a capo del sindacato indipendente Solidarność a trazione cattolica e anticomunista, arrestato insieme ad altri attivisti del suo sindacato. Bono scelse di lubrificare la denuncia sociale con l’unguento dell’amore per la sua Ali, senza tirarsi indietro dall’ennesima canzone di protesta che metaforicamente introduceva l’inizio del nuovo anno come una nuova strada verso la libertà in opposizione alla repressione.

I colori, dicevamo, fanno da sfondo ad ogni strofa. Nella prima domina il bianco della neve, un non-suono che dovrebbe generare pace e serenità dall’incipit: “All is quiet on New Year’s Day” e che si proietta al ritornello in cui Bono promette alla sua amata di stare con lei anche in quell’occasione. La seconda strofa si macchia di rosso, o meglio di rosso-sangue: Bono Vox immagina uno sfondo imporporato sul quale si riunisce una folla “in bianco e nero”, pochi eletti che faranno la rivoluzione e porranno fine all’ingiustizia lasciandosi alle spalle tutto il marcio e tutto l’orrore di una guerra che tanto fredda forse non è. La terza e ultima strofa è costellata d’oro, un prezioso che tuttavia è sempre la ragione che fa esplodere le guerre e che si macchia di sangue proprio perché intorno ad esso si scende sempre a patti con la morte. Lo dice chiaramente il testo: “Ci hanno detto che questa è l’età d’oro, e l’oro è la ragione delle guerre che facciamo”. Purtroppo, con tristezza, dobbiamo ammettere che dal 1983 al 2023 non è cambiato molto!

Don Stefano