Diario semiserio di un Parroco alle benedizioni
Din don, il campanello suona.
È sempre un momento di trepidazione perché non sai chi aprirà la porta.
‘Prego padre, entri, l’aspettavamo’: se tutto è andato come doveva andare (annuncio in chiesa, pubblicazione sul giornalino parrocchiale e sul sito delle benedizioni, lettera nella casella della posta) – e non sempre succede… – la famiglia è stata avvisata della visita per la benedizione natalizia e si è anche preparata. È lo scenario più positivo ed anche più frequente.
Ci sono però tante altre reazioni interessanti: chi lascia la lettera della parrocchia attaccata all’esterno della porta di casa dicendo di non essere interessato (onesto, almeno non si perde e non si fa perdere tempo); chi arriva con circospezione alla porta, ruota la copertura dello spioncino (e qui si tradisce perché quel pezzetto di metallo emette sempre un suo caratteristico sibilo), ti vede e… tutto tace (a volte capita anche che venga spenta la radio o la tv… giusto a segnalare che non c’è nessuno in casa…); chi apre di slancio (forse aspettando altra persona), ti guarda un po’ inebetito e cerca di rimediare alla gaffe di aver aperto al prete senza ben riflettere su quello che sarebbe potuto accadere poi. Di questa ultima categoria i più interessanti sono i ragazzi (per lo più adolescenti), che con grande candore ti dicono che ‘in casa non c’è nessuno’, non tanto a significare una loro evanescenza come persone quanto piuttosto a dire in modo abbastanza esplicito che coloro che sarebbero interessati al prete (e a quello che il prete è venuto a fare a casa) non ci sono, quindi ‘se vuole può passare un’altra volta’.
Di casa in casa, di famiglia in famiglia per le benedizioni di Natale è il gesto più ‘in uscita’ che la nostra vita parrocchiale riesce ancora a mantenere, ed è bello vedere la gioia degli anziani per questa visita a loro che non possono più uscire di casa, è bello vedere le famiglie dei bambini del catechismo nel caos dei salotti pieni di giochi e compiti, è bello poter ascoltare, anche se brevemente, tante storie di vita che nel tempo della benedizione ti vengono raccontate: si raccolgono confidenze, sfoghi, si cerca una parola di conforto per situazioni pesanti che questa o quella persona della nostra gente sta portando.
Alla sera si torna a casa stanchi, ma la grazia di questo gesto e l’incontro di tanti volti è una ricchezza incommensurabile che vale tutte le stanchezze del mondo!
Padre Fausto