Ecco alcune suggestioni che hanno accompagnato la prima catechesi di Avvento a partire dal libro “Il Pastore d’Islanda” di G. Gunnarsson. Siamo solo all’inizio del cammino, ma sentiamo già nel cuore il calore del Natale che ci attende:
…. il bisogno di vivere la dimensione dell’attesa
…. un’occasione di riscoprirsi più umani, senza vanità né superbia
…. sentirsi responsabili gli uni del cammino degli altri, specie di chi è più fragile
…. un viaggio dentro di noi, pur scoprendoci incerti, sfuocati, alla ricerca di consapevolezza, capaci di servizio imperfetto eppure…. Sempre in cerca della Speranza!
Avvento è la visita alle famiglie: incontri che sanno di quotidianità, di sincerità, anche di fatica nel cammino della fede, ma ricchi di speranza di percorrere (o ritrovare) la via che conduce al Natale.
Avvento è un pellegrinaggio di Speranza. Il nostro arcivescovo Mario nel primo Kaire di Avvento invita a fare dell’Avvento un cammino verso il Giubileo, come pellegrini di Speranza. Citando Papa Francesco ci ricorda che “la Speranza cristiana non illude, non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino. Ecco perché la nostra speranza non cede nelle difficoltà: si fonda sulla Fede, è nutrita dalla Carità. E così permette di andare avanti nella Vita”.
Abbiamo bisogno delle Spirito di Gesù risorto per dare fondamento alla nostra Speranza.
Avvento è preghiera…
Vieni, Signore Gesù,
Vieni nella nostra casa,
Vieni nella nostra vita,
Vieni nei nostri giorni,
Vieni nei nostri rapporti.
Vieni, Signore Gesù!
Come don Stefano ci ha suggerito all’inizio dell’Avvento: Che il nostro saluto, in questo tempo di attesa, come in tutti i momenti cruciali del nostro cammino, sia il nome della Speranza, Tikvàh: