Nel libro: “L’uomo che piantava alberi”, il Protagonista, il sig. Bouffier (che, per passione, piantò ghiande per far crescere migliaia di alberi -foreste di abeti, faggi, lecci…) decise su che cosa scommettere nella vita: non sul successo, non sulla prevaricazione, non sul possedere… Egli trovò la perfezione e la bellezza seminando ghiande sulle montagne dell’antica regione delle Alpi al confine con la Provenza.
“Il pastore – così è scritto nel libro – era a trenta chilometri di distanza dal primo centro abitato, e continuava pacificamente il proprio lavoro, ignorando la guerra del ’39 come aveva ignorato quella del ’14. A quell’epoca, infatti, Bouffier andava a piantare faggi a dodici chilometri da casa. Per evitare il viaggio di andata e ritorno, poiché aveva ormai settantacinque anni, stava considerando la possibilità di costruirsi una casupola di pietra sul luogo stesso dove piantava. Ciò che fece l’anno seguente”.
Anche oggi, nel giorno del Giovedì Santo (il giorno della cena con i Suoi discepoli, del dono dell’Eucarestia, della lavanda dei piedi, del tradimento e dell’umiliazione di Cristo e della rivelazione del Figlio dell’uomo che arriverà sulle nubi del cielo), Gesù ci insegna dove posare gli occhi, ci indica dove e in chi ricercare la perfezione.
Signore oggi ti chiediamo: “Dove sta la perfezione? Come possiamo capire ciò che è necessario?”
Due Artisti ci aiutano in questo percorso di ricerca.
Anzitutto Antoni Gaudì, architetto visionario e ideatore della Sagrada Familia, a Barcellona. Non era così infrequente trovarlo seduto sulle panchine delle Ramblas della città intento a guardare gli alberi. Egli così scrisse nei suoi appunti:
La perfezione risiede nella semplicità…
Poi Leonardo da Vinci. Nel suo affresco dell’annuncio del tradimento di Cristo, conservato al Cenacolo di Milano, l’Autore descrisse la scena imprigionando nel volto dei Discepoli i moti dell’anima di ciascuno. Essi non sono solo volti neutri; i loro occhi e nei loro movimenti catturano i moti dell’anima: carattere, pensieri, sentimenti, inclinazioni, progetti… Ciascuno è assolutamente perfetto in se stesso; è come se nell’affresco ci fosse solo lui: ogni personaggio esprime le proprie emozioni ed entra in dialogo con gli altri. La perfezione risiede nell’unicità…
“Dove sta dunque la perfezione? Come possiamo capire ciò che è necessario?”
La cura per ogni ghianda piantata, la semplicità che la natura racconta e l’unicità di ciascun Discepolo nel reagire alla profezia del tradimento, ci parlano della perfezione che vale agli occhi di Cristo.
La semplicità la ritroviamo nella vicenda di Giona: “Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «Spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?».
Della cura ce ne parla san Paolo nella seconda lettura quando scrive: “Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso”.
Dell’unicità, infine, ce ne parla Gesù stesso nel Vangelo: “Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto»”.
Oggi, Giovedì Santo 2024, recuperiamo la perfezione del volto di Cristo e anche la perfezione del nostro volto. La perfezione di Cristo è il suo rimanere nella passione. La nostra perfezione è, invece, mostrare senza vergogna il nostro volto perché venga illuminato e trasfigurato dal Suo.
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