Scrive il Papa: “Cari fratelli e sorelle, non rinunciamo alla Parola di Dio. È la lettera d’amore scritta per noi da Colui che ci conosce come nessun altro: leggendola, sentiamo nuovamente la sua voce, scorgiamo il suo volto, riceviamo il suo Spirito. La Parola ci fa vicini a Dio: non teniamola lontana. Portiamola sempre con noi, in tasca, nel telefono; diamole un posto degno nelle nostre case. Mettiamo il Vangelo in un luogo dove ci ricordiamo di aprirlo quotidianamente, magari all’inizio e alla fine della giornata, così che tra tante parole che arrivano alle nostre orecchie giunga al cuore qualche versetto della Parola di Dio”.
Abbiamo parole per vendere
parole per comprare
parole per fare parole
ma ci servano parole per pensare.Abbiamo parole per uccidere
parole per dormire
parole per fare solletico
ma ci servono parole per amare.
Abbiamo le macchine
per scrivere le parole
dittafoni magnetofoni
microfoni telefoni.Abbiamo parole
Gianni Rodari
per fare rumore,
parole per parlare
non ne abbiamo più.
Dove andare alla ricerca della parola perduta? Parole, parole, parole… Ci circondano e ci distraggono tante parole postate, lette, registrate, gridate, visualizzate. Ma come scegliere?
Il card. Martini scriveva:
“La Parola zittì chiacchiere mie”: così Clemente Rebora, nobile spirito di poeta milanese dei nostri tempi, descrive con rude chiarezza gli inizi della sua conversione.
Possiamo anzi dire che la capacità di vivere un po’ del silenzio interiore connota il vero credente e lo stacca dal mondo dell’incredulità. L’uomo che ha estromesso dai suoi pensieri, secondo i dettami della cultura dominante, il Dio vivo che di sé riempie ogni spazio, non può sopportare il silenzio. Per lui, che ritiene di vivere ai margini del nulla, il silenzio è il segno terrificante del vuoto.
L’uomo nuovo, come il Signore Gesù che all’alba saliva solitario sulle cime dei monti (cfr. Mc 1, 3; Lc 4; 42; 6, 12; 9, 28), aspira ad avere per sé qualche spazio immune da ogni frastuono alienante, dove sia possibile tendere l’orecchio e percepire qualcosa della festa eterna e della voce del Padre.
da “La dimensione contemplativa della vita”, 1980
Sembra questo il segreto: avere un poco di spazio di silenzio per ascoltare Gesù che è La Parola di Dio, l’unica che sa parlare sempre, ad ogni persona, di ogni età, in ogni angolo della terra.
A pregare, poi, si impara pregando! La meta è tornare a dare del Tu a Gesù.
Possiamo oggi sottolineare qualche strumento:
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