Intervista a don Stefano e a don Alessandro


Don Stefano

Ciao don Stefano. È un piacere poter intervistare il nuovo parroco del SS. Redentore e dei Santi Magi. Come prima cosa, presentati ai tuoi nuovi parrocchiani.

«Ciao a tutti. Sono nato a Lecco nel 1492… No, scherzavo: nel 1970. Sono entrato in seminario dopo la terza media e sono diventato prete a 24 anni. Poi, ho vissuto sempre in oratorio ed ora sono qui tra voi a fare il parroco».

Ci puoi rivelare qualche tuo pregio e qualche tuo difetto?

«Il mio pregio principale è che sono juventino, quasi più che cristiano! Inoltre, sono molto amico degli U2. Non penso di avere difetti e, perciò, ho anche il pregio dell’umiltà».

Quali sono le tue prime impressioni delle due parrocchie che ti sono state affidate?

«A questa domanda rispondo seriamente: prima ero abituato a parlare con tante persone ma la fascia d’età andava dai 6 ai 32 anni. Ora, invece, senza soluzione di continuità passo dai battesimi ai fidanzati, ai genitori, alla terza età, ai malati. Pian piano mi sto abituando».

Secondo te, qual è la caratteristica principale che deve avere una buona comunità cristiana?

«Cronache di Narnia, II libro, quando Lucy, dopo aver trovato il leone Aslan, gli chiede come mai non fosse riuscita a vederlo subito come nell’occasione precedente e l’animale risponde: “Le cose non accadono mai due volte allo stesso modo”. Anche noi dobbiamo aprire gli occhi e stare con le orecchie attente per intuire dove si nasconde Gesù».

È da poco iniziato il Sinodo dei giovani. Esiste una ricetta magica per coinvolgerli nelle nostre comunità?

«Non ci sono bacchette magiche, la soluzione più semplice è questa: chiamarli, invitarli».

Sapevi cos’era il Palio di Legnano prima di arrivare qui?

«No, onestamente conoscevo solo il Palio di Siena, ma ora sto cercando di studiare tutto quello che occorre per arrivare preparato al 2 giugno».

Allora ti mettiamo alla prova: hai già imparato i colori della contrada di Legnarello?

«Non posso non conoscerli: sono tappezzati di giallo-rosso i marciapiedi vicino alla Chiesa del Redentore. Li avevo addirittura scambiati per i segnali del divieto di sosta! In ogni caso, mi farò perdonare per questa svista».

È vero che sei appassionato di Star Wars?

«Certo. Mi piace citare il maestro Yoda che diceva che per diventare Jedi ci vuole pazienza e che non esistono grandi guerrieri perché la guerra non fa nessuno grande».

Grazie don Stefano. Ci salutiamo con un tuo messaggio conclusivo.

«Lo ripeto sempre: “mai impauriti, mai stanchi, sempre allegri!”».


Don Alessandro

Ciao don Alessandro, sei appena divenuto il nuovo diacono delle quattro parrocchie dell’Oltresempione. Innanzitutto, presentati ai nostri lettori.

«Sono don Alessandro Viganò, ho 27 anni ed ho una sorella. Vengo da Briosco, un paesino della Brianza, e sono molto felice di essere stato destinato qui».

Come nasce la tua vocazione sacerdotale?

«Sono cresciuto in oratorio, dove, tra l’altro, ho svolto il compito di educatore. Durante gli anni dell’università, in un momento di preghiera il Signore mi si è fatto vicino e mi ha detto “Amami!”. Da allora ho iniziato a ricercare cosa il Signore volesse davvero da me, entrando in profondità nel mio rapporto con Dio e con gli altri. Alla fine, senza sapere cosa fosse di preciso il seminario, mi sono deciso ad entrarvi».

Cosa ti aspetti da questa nuova avventura?

«Come mi ha augurato don Gianluca, spero di essere me stesso in mezzo ai ragazzi ed alla gente».

Esiste una figura di riferimento a cui ti ispiri nello svolgimento della tua missione educativa?

«Sicuramente il mio ex parroco, don Gino, perché mi ha mostrato cosa vuol dire amare l’oratorio. Un’altra figura per me importante è Pierre Claverie, che è stato vescovo in Algeria: la sua esperienza mi ha insegnato come rimanere in piedi nelle fatiche seguendo lo Spirito Santo».

Cos’hai pensato quando ti è stata comunicata la tua destinazione?

«Ero incredulo perché ne stavo parlando la sera prima con Luca Novati (seminarista dell’Oltresempione, n.d.r.), ma non me l’aspettavo proprio».

Passando a domande meno impegnative, hai degli hobby in particolare?

«Mi piacciono gli sport, soprattutto il calcio che ho praticato fino a 22 anni nella società della mia città, la mitica Brioschese. Inoltre, suonavo il sassofono nella banda ed ho la passione per il canto».

C’è qualcosa in cui ti senti negato?

«Una cosa che non mi riesce proprio è tenere ordine, partendo dalla camera fino alla mia agenda. È un aspetto su cui si può lavorare!».

Ti ringraziamo per quest’intervista, don Alessandro. Fai un saluto finale.

«Ciao a tutti e mi raccomando: “siate lieti nella speranza!”».